Fino ai 13 anni ho vissuto in una famiglia che generalmente verrebbe definita “perfetta”: dei genitori amorevoli e presenti, un fratellino in arrivo, tanti amici e i primi amori adolescenziali. Piccoli vizi e dei genitori che lavoravano sodo, senza farmi mancare nulla.

A 14 anni scopro, sintetizzando, che nonostante l’arrivo del mio fratellino le cose fra i miei genitori non vanno bene: mio padre aveva una nuova compagna e mia madre, ancora innamorata, tenta invano di recuperare il rapporto – dopo venti anni di matrimonio. Poche settimane dopo, assisto a un primo litigio. Era già accaduto, per cui la cosa non mi preoccupò più di tanto, almeno fin quando mio padre non iniziò ad afferrare mia madre con violenza: nel tentativo di liberarla, prendo un primo schiaffo che mi rompe gli occhiali da vista sul viso.
Sembra un episodio isolato, cerchiamo di andare avanti.
Poi la situazione degenera. In differenti occasioni, mio padre getta mia madre dall’auto in corsa direttamente in un fosso, la prende a calci e pugni davanti ai clienti del loro negozio. Inizia a seguirmi quando la sera esco con gli amici (situazione che diventa sempre meno possibile, perché temo di lasciarla da sola).
Mio padre decide di cambiare casa (eravamo in affitto) e confinare mia madre in periferia, lontano dagli amici, poiché temeva che potesse trovare un compagno. Lì, purtroppo, un giorno torna ubriaco e le spacca, letteralmente, la faccia contro il muro, chiudendo me e il mio fratellino di pochi mesi in una stanza, per non assistere. Poi la trascina in bagno, sotto il flusso della doccia, dove mia madre rimane per pochi minuti, fino a quando mio padre non va via e io riesco ad andarla ad aiutare.
Ancora si va avanti, mia madre decide di non chiamare nessuno, per paura.
Altri episodi, altre percosse, questa volta (ho 16 anni) decido di chiamare i Carabinieri che allontanano mio padre dall’abitazione; pochi giorni prima, ubriaco, mi ha dato “per errore” un bacio con la lingua.
Cambiamo nuovamente casa. Un giorno mio padre getta dal quarto piano il mio cellulare, io arrabbiata lancio il suo per terra, per vendetta. Dopo aver trascinato mia madre per terra lo fa anche con me, dandomi un pugno in faccia e prendendomi a calci.
Il giorno dopo andiamo in questura, volenterose di denunciare, ma cambio idea quando mi viene detto, alla vista del mio occhio nero, che mio padre sarebbe stato arrestato.
Mia madre ha paura, decide di cambiare città e di trasferirsi in un’altra regione.
Porta mio fratello al padre regolarmente, fino a quando questi non spariscono. Si scopre siano all’estero e mia madre combatte una battaglia lunga otto mesi per ritrovarlo e riportarlo a casa.
Questa è, in sintesi, la nostra storia: ho preso coraggio e ne ho scritto un libro, “L’altezza del Papavero” di Francesca Mc Laughlan, ora disponibile su tutte le librerie online e che spero possa aiutare chiunque viva questi incubi. 

Foto : Jerry Uelsmann