Giorni precari. Giorni precari resi, se possibile, ancora più precari. Traslochi e silenzi e vuoti. Se costretta, trasloco in silenzio i miei vuoti.
32 anni senza radici.
32 anni di rami esili ed equilibrismi per non cadere a terra, buttata giù dal vento – ed il vento è stato forte. Un’innato istinto vitale alla sopravvivenza. L’unica grande certezza che finché resto aggrappata a me stessa non c’è niente che possa atterrarmi.
Eppure vacillo. Maledizione se vacillo.
Terremoti, tempeste, pandemie globali. Realtà e immaginazione, più realtà che immaginazione. Un alito di scirocco che prova a spazzarmi via. Meglio finire col caldo. Ma neanche questo è il momento. Conto i soldi sul conto e aspetto che passi.
Raccolgo le mie ultime forze tra una notte insonne ed un attacco di panico. Le metto in ordine sul tavolo. Hanno la forma di piccole pastiglie bianche, lucide e senza odore, che mi fanno sbadigliare. Le spezzo in parti più piccole per affrontare un problema la volta. I problemi mi danno la nausea, o forse sono le pastiglie. Tutto sommato, con un po’ d’acqua vanno giù.
In questa vita mi sono scolpita, scalfita, livellata. Mi sono nascosta, sono sparita, sono scappata. Ho fatto si che i miei dolori avessero sembianze amiche, così da non averne paura. Ma vorrei essere qualcosa di più, ancora voglio cercarmi.
Prosciugo la mia linfa vitale, ma tengo botta. Mi dicono si chiami resilienza: la parola che odio di più al mondo. Sono la parola che odio di più al mondo. Forse mi laureo, e provo a vivere il futuro che avrei voluto, se ne avessi avuto le possibilità. Questo, peró, domani. Oggi vivo la mia vita un giorno precario la volta.
Ed in questo fluire, penso alle mani grandi dell’unica donna della mia vita. È un misto di amore e amaro che viene alla gola ed esplode nel petto. Rabbia, tristezza, sorrisi, forza e tremolio della voce, occhi profondi come un pozzo di meraviglia. Penso a quanto gli eventi possano essere naufragio o terraferma. Penso a quanta fatica ci costi il galleggiare. Penso a quanto, peró, valga la pena farlo. Con tutti i mezzi, lottando forte.
Illustrazione : Giulia Rosa
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